Attaccamento disorganizzato nell’infanzia e dissociazione

Cos’è l’attaccamento disorganizzato nell’infanzia

I bambini con uno stile di attaccamento disorganizzato non sviluppano una strategia unitaria e coerente per rapportarsi al genitore. L’assenza di coerenza nella condotta è osservabile negli episodi di distacco-riunione dalla figura di attaccamento. L’assenza di coerenza nella condotta è osservabile negli episodi di distacco-riunione dalla figura di attaccamento. I bambini disorganizzati protestano, come i bambini sicuri, al distacco dal genitore, ma durante la riunione, invece di corrergli incontro e farsi consolare, presentano una serie di comportamenti contraddittori, come fingere di non accorgersi della sua presenza, avvicinarsi con la testa girata dall’altra parte, andare verso la madre e poi immobilizzarsi e fissare il vuoto o buttarsi a terra (freezing), accoglierla con un’espressione terrorizzata. Sembra che qualcosa interrompa la loro intenzionalità e le azioni intraprese non vengono portate a termine.

Cosa favorisce la disorganizzazione?

La disorganizzazione dell’attaccamento avviene dall’interazione di caratteristiche genetiche-temperamentali del bambino (pare che sia coinvolto l’allele del gene DRD4, che influenza l’attenzione) e atteggiamenti dei genitori.
I genitori dei bambini disorganizzati di solito assumono atteggiamenti che incutono paura nei bambini. In questo modo il bambino sperimenta una paura senza soluzione, in quanto l’oggetto della paura coincide con quella che dovrebbe essere la fonte di protezione. Il conflitto tra l’esigenza di allontanarsi dalla fonte della paura e l’esigenza di avvicinarsi per essere rassicurato non consente lo sviluppo di una coerenza e unitarietà.

Gli atteggiamenti genitoriali che incutono paura sono la paura del genitore, la collera e l’assenza di espressione (still face). Nella storia delle figura di riferimento di una grossa percentuale di bambini disorganizzati molte volte ci sono traumi e lutti non elaborati. Il ricordo intrusivo del trauma nel genitore, espresso attraverso la mimica, mentre si rapporta al bambino produce esperienze di paura in assenza di una fonte riconoscibile e prevedibile. La disorganizzazione si origina proprio dalla difficoltà di trovare un senso a ciò che succede.

I bambini disorganizzati non riescono a costruire significati unitari su sé e sul mondo. Le rappresentazioni di sé e dell’altro sono multiple, drammatiche e non organizzate. In adolescenza e in età adulta tali bambini possono presentare reazioni dissociative di fronte ad eventi traumatici, difficoltà a regolare le emozioni, difficoltà a crearsi una teoria della mente, senso di indegnità personale e ostilità verso gli altri. Inoltre possono assumere strategie di controllo nei confronti delle relazioni di attaccamento, attraverso atteggiamenti accudenti (danno cura quando la vogliono ricevere), punitivi (dominano la figura di attaccamento quando cercano cura) o sessualizzati (confondono il bisogno di cura con i bisogni sessuali).

Le rappresentazioni di sé e degli altri ruotano intorno a tre figure:

  1. salvatore;
  2. persecutore;
  3. vittima.

In questo modo intrecciano rapporti spesso sado-masochistici, assumendo alternativamente i tre ruoli.

I bambini che hanno un modello di attaccamento disorganizzato in età adulta possono sviluppare disturbi di personalità o disturbi dissociativi. Questi disturbi coinvolgono l’attenzione (stati di assorbimento, trance), la memoria (amnesie lacunari o psicogene), la percezione della realtà esterna (derealizzazione), lo schema corporeo (depersonalizzazione) e il senso di identità (fuga psicogena, personalità multipla).

La disorganizzazione dell’attaccamento nasce per il fallimento dell’intersoggettività, quando la risposta dell’adulto non è sintonizzata agli stati del bambino, pertanto la riorganizzazione può avvenire nel contesto di una relazione di aiuto coerente, prevedibile e affettivamente nutriente.

Dott.ssa Barbara Corte

Psicologa Psicoterapeuta