Che cos’è la depressione post partum?

La depressione post-partum (dal latino “dopo il parto”) è una particolare forma di disturbo nervoso che colpisce alcune donne a partire dal 3° o 4° giorno seguente la gravidanza e che può avere una durata variabile, manifestandosi in qualche caso come depressione vera e propria, accompagnata da forme di psicosi.

Dopo la nascita di un bambino può capitare che la

La depressione post-partum (dal latino “dopo il parto”) è una particolare forma di disturbo nervoso che colpisce alcune donne a partire dal 3° o 4° giorno seguente la gravidanza e che può avere una durata variabile, manifestandosi in qualche caso come depressione vera e propria, accompagnata da forme di psicosi.Dopo la nascita di un bambino può capitare che la donna non si senta così felice come pensava. Al contrario, può sentirsi triste senza motivo, irritabile, incline al pianto, “inadeguata” nei confronti dei nuovi ed impegnativi compiti che la attendono.
Nella maggior parte dei casi questo stato d’animo, del tutto fisiologico e passeggero, nel giro di pochi giorni, passa e la donna può godere appieno della vicinanza del suo piccolo. Si parla in questi casi di sintomi leggeri di depressione, in una forma che il pediatra e psicoanalista inglese Donald Winnicott ha denominato “baby blues” , con riferimento allo stato di malinconia (“blues”) che caratterizza il fenomeno. il “baby blues” , è uno stato depressivo temporaneo e senza nessuna conseguenza, comune al 70%-80% delle donne.

Ben più seria è la “depressione post-partum” , che colpisce circa il 10% delle donne che hanno avuto da poco un bambino, i cui sintomi possono perdurare anche per un anno.

La donna che soffre di depressione post partum sperimenta una costante sensazione di inadeguatezza nei confronti del nuovo ruolo, può sentirsi delusa perché la maternità si è rivelata un esperienza molto diversa da quella che si aspettava e può sperimentare del risentimento nei confronti del neonato perché questi le assorbe tutte le energie.

Queste sensazioni la fanno sentire in colpa, pensare di essere una cattiva madre e di aver fatto un terribile errore nel mettere al mondo un figlio.

Questi sentimenti possono essere più o meno consapevoli e possono esprimersi in una sensazione di costante ed eccessiva preoccupazione verso il neonato (in assenza di problemi oggettivi) oppure in un completo disinteresse nei suoi confronti. Altri sintomi della depressione post partum sono: tristezza, depressione e voglia di piangere; irritabilità con il bimbo e con il partner, perdita di interesse o piacere in ciò che si fa, mancanza di energie; m al di testa, dolori addominali, tachicardia, difficoltà a respirare; i nsonnia; i nappetenza e perdita di peso o tendenza a mangiare in maniera eccessiva, difficoltà di concentrazione e di memoria, difficoltà nel prendere le decisioni; sentimenti di colpa e di disistima; timore di fare del male al bambino o a se stessa. Nei casi più gravi, la neomamma è depressa al punto tale da prendere in considerazione il suicidio.

Da cosa è causata?

Come tutte le forme depressive, la depressione post partum non ha un’unica causa, ma dipende da una serie di fattori interagenti:

– ormonali,

– fisici (incide non poco la stanchezza dovuta ad insufficienti ore di sonno),

– sociali (la depressione post parto si verifica più frequentemente fra le donne che non possono beneficiare di un supporto pratico ed emotivo),

– emotive (sensazione di inadeguatezza e scarsa autostima, percezione di uno scarso sostegno da parte del partner, recenti eventi stressanti)

– cognitive.

Queste ultime sono molto rilevanti e consistono in aspettative irrealistiche sulla maternità come le seguenti:

“Mio figlio sarà perfetto”. Non sempre (o quasi mai) i bambini sono così come ce li siamo immaginati. A cominciare dall’aspetto fisico, per non parlare dei ritmi sonno-veglia, dell’alimentazione, etc.
“La maternità è una questione di istinto” . Molte mamme rimangono sgomente quando si accorgono di non sapere come maneggiare un neonato, come allattarlo o come farlo dormire. Non è facile gestire un neonato. Alcuni aspetti della cura di un neonato vanno appresi, così come qualsiasi altra abilità nella vita.
“Sarò una madre perfetta” . Una donna può pensare di non essere all’altezza del suo compito, di essere inetta se non riesce a fare “tutto e bene”.
“ L’amore materno è incondizionato” . Non tutte le madri provano da subito un amore totale e immediato per il loro figlio. Molte mamme si innamorano a poco a poco del loro bambino, man mano che imparano a conoscerlo. E’ normale che, anche la madre più affettuosa provi, di tanto in tanto, dei sentimenti negativi nei confronti del figlio : irritarsi con il figlio non significa essere una cattiva madre, vuol dire soltanto che si è un essere umano e che si hanno dei limiti (come tutte le altre persone)
“ Le madri dovrebbero essere costantemente disponibili e porre sempre al primo posto i bisogni del bambino” . Alcune mamme si annullano totalmente per il loro piccolo trascurando completamente le loro esigenze fisiche e psicologiche, il loro rapporto di coppia e tutto quello che non è strettamente connesso alla cura del figlio. Il risultato è spesso l’insorgere di uno stato depressivo. Se è vero che essere la mamma di un bimbo piccolo richiede una buona dose di disponibilità, è anche vero che i bambini hanno bisogno di una mamma che sta bene.
Perché alcune donne ne soffrono e altre no?

E’ difficile dare una risposta precisa a questa domanda. La gravidanza è un evento stressante e il modo in cui la madre lo affronta dipende da un’interazione complessa di fattori tra cui le abilità soggettive di cooping (gestione dello stress), la resilienza, caratteristiche di personalità, le risorse dell’ambiente che circonda la madre, il rapporto di coppia.

Cosa fare per uscirne?

Se lo stato depressivo è serio e interferisce con attività quotidiane e in ogni caso quando ci sono dei pensieri suicidi, diventa opportuno rivolgersi ad uno specialista. A volte può essere necessario intraprendere anche una cura farmacologica. Molte donne che soffrono di depressione post partum sono restie a chiedere aiuto perché temono di essere giudicate un fallimento come madri. Ma soffrire di depressione post partum non significa essere cattive madri né tanto meno “pazze”: questo tipo di disagio è influenzato in modo consistente da fattori fisici e ormonali, dalla stanchezza e dalla stile di vita ed è perfettamente curabile. E’ importante che la depressione post partum venga affrontata seriamente perché può interferire in modo negativo sul rapporto tra madre e figlio e favorire l’insorgere di una condizione depressiva cronica.

Esistono anche alcuni suggerimenti che, in caso di una depressione lieve, possono facilitare il ritorno del benessere:

Cercare qualcuno con cui poter parlare del proprio stato d’animo e delle proprie difficoltà. Parlare con altre mamme e sentire che non si è sole può aiutare a vivere il proprio stato d’animo in maniera diversa.
Non concentrarsi ossessivamente sul bambino e trovare tempo per sé, anche 30 minuti al giorno
Prendere del tempo per stare con il vostro partner e parlare di quanto sia cambiata la nostra vita.
Lasciare che amici e parenti ci diano una mano nella gestione della casa e del bambino.
Cercare di riposare, approfittando dei momenti in cui il piccolo dorme.
Fare attività fisica. È sufficiente fare qualche giro intorno all’isolato: l’aumento del metabolismo e il fatto di “aver preso un po’ d’aria”, arrecherà un immediato benessere psicofisico.
Esercizi di rilassamento
Fare attenzione all’alimentazione, prediligendo, frutta, cereali e verdura e limitando l’uso di caffeina, alcol e zuccheri.
Tenere un diario. Scrivere dei sentimenti ed emozioni può essere un modo per “scaricarsi”.
Cosa possono fare il marito e i parenti?

La nascita di un bambino è un evento che rivoluziona la vita della coppia. E’ importante che il partner condivida con la neomamma i sentimenti, le emozioni, le preoccupazioni e i dubbi che seguono questo cambiamento. La presenza di un compagno attento e disponibile con cui parlare può essere un valido supporto per uscire dallo stato depressivo. In questo momento la donna ha spesso bisogno di essere rassicurata riguardo le sue competenze e non sentirsi l’unica responsabile del bambino. Inoltre, nella famiglia che si ingrandisce, i ruoli devono essere rinegoziati, rimessi in discussione. E’ fondamentale che il padre non assuma un ruolo periferico, ma già da subito sia coinvolto nella cura del bambino. Anche i parenti possono essere un valido sostegno e venire coinvolti nella cura del bambino in modo da essere per la madre un’ utile rete di riferimento.

Il bambino può rimanere con la madre depressa o va affidato ad altri?

Il legame tra madre e bambino, soprattutto in questo primo periodo va agevolato, rinforzato, in nessun modo ostacolato. Un allontanamento potrebbe avere conseguenze molto dannose sullo sviluppo emotivo del figlio, sul suo legame di attaccamento e sul futuro rapporto madre-bambino. La madre depressa deve essere assistita, sostenuta nella relazione con il bambino. Solo in casi di estrema gravità può essere necessario un ricovero che può comportare un allontanamento temporaneo, e anche in tal caso il legame con il bambino deve essere incoraggiato e favorito.

Dott.ssa Barbara Corte