Desiderio sessuale ipoattivo e disturbi alimentari
Quante volte nella vita, in un momento di stress, capita di affogare i dolori in un gelato o divorando tutto quello che capita a tiro, o, al contrario, siamo talmente presi dalle emozioni negative da non riuscire a mandare giù nemmeno un boccone?
Spesso le emozioni negative e lo stress possono dipendere da una percezione negativa del proprio rapporto di coppia e portare ad un calo nel desiderio sessuale. E’ possibile che un abbassamento del desiderio sessuale possa portare ad un disturbo alimentare? Risulta molto difficile poter dare una definizione oggettiva di desiderio sessuale, vi sono diverse espressioni per definirlo: “ Bisogno sessuale, impulso sessuale,libido, interesse sessuale, attrazione,passione , spinta erotica, ecc. Il DSM IV descrive come Disturbo Sessuale Ipoattivo una insufficienza o assenza di fantasie sessuali e del desiderio di attività sessuale. Ad ogni modo avere una spinta di tipo sessuale è molto importante per quanto riguarda la qualità del rapporto sessuale stesso: precede la fase di eccitazione, e più intensa essa è, più intenso ed eccitante sarà il rapporto sessuale, sebbene una carenza di desiderio sessuale non implichi necessariamente un deficit nella capacità di eccitarsi e di avere un orgasmo. Una indagine condotta a livello nazionale nel 1999 (Laumann et al.) ha evidenziato che il 43% delle donne e il 31% degli uomini soffre di una disfunzione sessuale: a loro volta il 22% di queste donne soffre di disturbo sessuale ipoattivo, mentre solo il 5% degli uomini riporta questo tipo di disturbo. Quindi è un disturbo con una incidenza prevalentemente femminile. Coloro che soffrono di questo disturbo riferiscono che per loro avere un rapporto sessuale è come “mangiare senza appetito”. In una relazione di coppia stabile, laddove non vi siano disfunzioni organiche o psicologiche, solitamente il disturbo sessuale ipoattivo è connesso a dinamiche relazionali della coppia stessa che apparentemente col sesso non hanno nulla a che fare. La Kaplan classifica i disturbi del desiderio sessuale rispettivamente in inibizione primaria e secondaria : la prima è molto rara e si riferisce ad una storia di asessualità per tutta la durata della propria esistenza, mentre la seconda compare dopo un normale sviluppo sessuale. Inoltre ,in una coppia stabile, l’inibizione secondaria sembra essere collegata ad eventi traumatici o a risentimento e delusione verso il partner, altre volte anche uno stress come la perdita del lavoro o un incidente può causare un abbassamento del desiderio sessuale. L’attivazione del desiderio sessuale risulta essere molto complessa quindi ,soprattutto se vi sono sentimenti negativi verso il partner; inoltre essa è caratterizzata da tre aspetti fondamentali dinamicamente correlati tra loro: aspetti biologici, psichici e relazionali. Le relazioni problematiche sono strettamente associate alle disfunzioni sessuali. Schnarch definisce il nostro cervello come il nostro più grande organo sessuale ; la neocorteccia , la più recente e “umana” parte del nostro cervello , influenza il nostro comportamento in modi diversi : è capace di modulare gli impulsi sessuali e influenza la capacità di attribuire molteplici significati al sesso , e per questo motivo aumenta la nostra sensibilità alle disfunzioni sessuali e allo scarso desiderio sessuale. Il nostro mondo mentale occupa un’ampia parte del nostro potenziale sessuale e la natura e le sfumature del desiderio sessuale hanno un ruolo importante, ruolo che va al di là del semplice istinti di conservazione della specie.. Dunque il modo in cui è organizzata la nostra mente e il modo in cui percepiamo ed elaboriamo il nostro mondo relazionale determina anche il nostro modo di essere “sessualmente desiderosi”. Sarebbe interessante capire se coloro che soffrono di disturbi alimentari abbiano una organizzazione mentale caratteristica del loro disturbo e se esso possa essere una conseguenza di un calo nel desiderio sessuale. I disturbi dell’alimentazione si riferiscono generalmente all’anoressia e alla bulimia nervosa, sebbene i sintomi non si manifestano esclusivamente nel corso di queste due patologie. Ma esattamente da cosa possono dipendere i disturbi alimentari? Esse sono essenzialmente disturbi dell’autoregolazione e della regolazione affettiva; tale idea è emersa gradualmente quando clinici e ricercatori hanno sentito la necessità di rivedere i vecchi modelli concettuali , i quali si sono mostrati limitati nello spiegare le caratteristiche cliniche dei disturbi alimentari. Taylor, applicando la concettualizzazione di Grotstein dei disturbi dell’autoregolazione ai disturbi alimentari , considera il disturbo regolatorio primario come una menomazione nella capacità di elaborare e regolare cognitivamente le emozioni, e sappiamo che anche il desiderio sessuale dipende molto da una adeguata capacità di farlo. Questa limitazione può dipendere da un deficit costituzionale – ereditario o essere acquisita attraverso l’esperienza di un legame difettoso all’interno di un ambiente di crescita inadeguato, e sembra che questo legame difettoso dipenda essenzialmente dalla madre: la madre è il primo oggetto d’amore nonché colei che provvede alla nutrizione. Una difficoltà nell’autoregolazione alimentare può essere vista come una difficoltà nell’autoregolazione affettiva nei confronti di chi ha provveduto al nostro nutrimento sin dall’inizio. Ad esempio la bulimica tramite il cibo sublima la fusione con la madre e col vomito se ne separa. L’anoressica(termine inadeguato in quanto il cibo viene comunque introdotto) col suo ipercontrollo su ogni atto del nutrimento, visto come osceno e pauroso, e il suo rifiuto della sessualità e della propria femminilità sembra voler in tutti i modi esprimere il proprio rifiuto verso tutto ciò che è femminile assumendo sempre di più caratteristiche fisiologiche e psicologiche maschili. Qual è l’incidenza dei disturbi alimentari? Studi condotti su giovani donne nella tarda fase adolescenziale o nella giovane età adulta hanno riscontrato una prevalenza dello 0,5-1% di casi che soddisfano appieno i criteri per l’Anoressia Nervosa. Sembra che un disturbo subclinico (ad esempio un Disturbo della Alimentazione Non Altrimenti Specificato) sia di più frequente riscontro. I dati sulla prevalenza del disturbo nei maschi sono limitati. Negli ultimi decenni sembra essersi verificato un incremento di incidenza dell’Anoressia Nervosa. Per quanto riguarda invece la Bulimia Nervosa la prevalenza tra i soggetti adolescenti e giovani adulti di sesso femminile è di circa l’1-3%. Il tasso di presentazione nel sesso maschile è circa un decimo rispetto a quello nel sesso femminile. Difficile non notare che anche nei disturbi alimentari l’incidenza è prevalentemente femminile. In una ricerca condotta da Urs Hepp et al. sulla sintomatologia dei disturbi alimentari e l’orientamento del ruolo di genere , sono state esaminate 68 donne con anoressia nervosa e 123 donne con bulimia nervosa utilizzando il Bem Sex Role Inventory (BSRI), l’ Eating Disorders Inventory, e il Sexual Anxiety subscale dell’ Anorexia Nervosa Inventory per il Self-Rating, è emerso che nelle donne con disturbi alimentari , l’androginia sembra essere associata con bassi livelli di sintomatologia di disturbi alimentari. Sia il calo di desiderio sessuale che disturbi alimentari sembrano essere correlati in qualche modo al sesso femminile, che l’individuo si identifichi o meno col suo sesso biologico, può avere dei tratti caratteriali tipicamente femminili. Inoltre entrambi dipendono dalla capacità di saper gestire le proprie emozioni, e tali capacità dipendono essenzialmente dalla relazione col primo oggetto d’amore di ogni individuo : la madre. Gli studi dell’Infant Research dimostrano infatti che la madre gioca un ruolo importante nell’autoregolazione e nella regolazione interattiva, sebbene esistano delle differenze socialmente e biologicamente determinate da un punto di vista educativo in relazione al sesso dell’infante. La donna non si deve differenziare dalla madre , tende alla fusione e al desiderio di continuità; l’uomo invece si trova in una situazione esattamente contraria , in quanto il distacco e l’indipendenza dalla propria madre vengono sollecitati molto prima rispetto alla donna , e probabilmente per questo motivo anche nei rapporti affettivi gli uomini tendono ad essere più discontinui e pratici rispetto alle donne. Considerando che il desiderio sessuale dipende molto dal modo in cui esso viene concepito e quindi dal tipo di regolazione affettiva che subisce, che un calo del desiderio sessuale è più elevato tra le donne, che sono quelle che hanno una maggior tendenza alla fusione, si può dedurre che qualora le aspettative rispetto al rapporto di coppia venissero deluse , il dolore che ne potrebbe conseguire potrebbe inibire il desiderio sessuale; la Kaplan ci fa notare che i nostri circuiti cerebrali cercano di evitare il dolore , e nel fare questo , sopprimono i desideri sessuali. Sebbene il desiderio sessuale venga inibito, rimane comunque il dolore in eccesso che cerca in qualche modo di essere riportato ad un certo stato di equilibrio, e dal momento che i canali sessuali sono momentaneamente fuori uso, si dirige verso uno sfogo di tipo alimentare: il cibo e il sesso hanno in comune l’introduzione di un qualcosa di fisico che stimola una risposta piacevole; ad esempio nella bulimia , il vomito che segue l’abbuffata libera le endorfine , le sostanze del Sistema Nervoso Centrale che si occupano della regolazione del dolore. Quindi è possibile che laddove in qualche modo la regolazione delle emozioni possa fallire nel portare piacere provocando un calo nel desiderio sessuale ,il nostro cervello attui delle difese sublimando l’esigenza sessuale dietro un disturbo di tipo alimentare per poter dare un piacere immediato, sebbene questo piacere comunque derivi da una errata regolazione affettiva. Purtroppo le ricerche in merito sono scarse, però sarebbe molto interessante approfondire questo argomento tramite la pratica e la ricerca clinica. |