Disturbo del desiderio: fisiologico o psicologico?

Negli ultimi sei anni, il disturbo, la diminuzione o l’ assenza di eccitazione sessuale sono divenuti elementi di grande attenzione e considerevole presa di coscienza clinica e di ricerca.

Vari Autori della sessuologia, ipotizzano che la maggior parte delle donne inizia un’attività sessuale da una condizione iniziale di neutralità e/o con un desiderio di maggiore intimità, con una certa motivazione sessuale, positiva o negativa, la donna diventa ricettiva se eccitata attraverso delle carezze, è la consapevolezza soggettiva delle sensazioni di piacere, sia mentale che fisico, che intensifica il desiderio piuttosto che la pulsione sessuale interna.
Questo, è particolarmente vero per donne in una situazione di menopausa, o post-menopausa o donne coinvolte in rapporti a lunga durata, dove vi è , probabilmente, meno desiderio intrinseco.

Precisamente, il desiderio è attivato da sensazioni soggettive di eccitazione sessuale che vengono prodotte con la stimolazione sessuale, indotta da sé o dal proprio partner. Una diminuita o assente consapevolezza di eccitazione sessuale può interferire con l’ intero ciclo di risposta sessuale.
L’ attuale prevalenza di disturbi dell’ eccitazione è difficile da determinare in quanto vi è una grande sovrapposizione tra problemi di eccitazione e desiderio nelle donne. Inoltre, i criteri usati per diagnosticare i problemi di eccitazione tendono a variare per i diversi campioni e, fino ad ora, vi è stata una scarsa ricerca specificamente focalizzata sui disturbi dell’ eccitazione.

Recentemente, un gruppo di esperti in sessualità femminile, ha suggerito delle modificazioni nei disturbi sessuali nelle donne in modo da offrire diagnosi più affinate e accurate. Pare che una delle più grandi imperfezioni nell’ attuale definizione di disturbo dell’ eccitazione sessuale femminile è l’ enfasi posta sulla lubrificazione genitale, in opposizione ad un’ enfasi sulle sensazioni soggettive di eccitazione, piacere e soddisfazione sessuale.

Per le donne che lamentano primariamente un “disturbo dell’ eccitazione genitale” con un accento su una lubrificazione ridotta o assente, la valutazione dei livelli di estrogeni è importante. Per quelle donne che presentano una evidente carenza di estrogeni, una loro sostituzione o integrazione può essere abbastanza efficace a breve termine. Vi sono molti sistemi di somministrazione di estrogeni, che comprendono pillole, creme, anelli vaginali. Tuttavia, esistono diverse controindicazioni che dovrebbero essere considerate, rispetto alla gestione a lungo termine della terapia sostostitutiva estrogenica.
Fortunatamente, vi è un’ innumerevole varietà di lubrificanti che sono molto efficaci per alleviare la secchezza vaginale, così come una varietà di vibratori e/o dispositivi che possono facilitare l’ affluenza di sangue ai genitali.

Una varietà di fattori psicologici e interpersonali possono impedire l’ eccitazione sessuale. Essi includono la mancanza di attrazione, sia sessuale che emotiva (o entrambe) per il partner, noia, emozioni negative quali colpa, vergogna, ansia, rabbia e risentimento, pensieri o sentimenti disturbanti associati all’ eccitazione, e più significativamente, distrazione e/o disattenzione per il contesto sessuale . Le mamme di infanti, per esempio, spesso riportano un’ incapacità di focalizzarsi e/o di preoccuparsi del partner o delle proprie sensazioni sessuali. Di conseguenza, anche se il corpo della donna risponde appropriatamente alle carezze sessuali, ella può non essere motivata mentalmente e ignara di qualsiasi sensazione di eccitazione.

In questi casi, è importante determinare la motivazione della donna per il trattamento. Una donna può essere motivata ad essere attiva sessualmente per ottenere una gravidanza, per evitare una punizione o per soddisfare il partner. Dall’ altro lato, può essere motivata a resistere all’ eccitazione sessuale, per opporsi al partner, evitare flashback associati ad un precedente abuso sessuale o per resistere a sensazioni di perdita di controllo associate al lasciarsi andare sessualmente. Il trattamento psicologico solitamente comprende l’ esplorazione delle inibizioni individuali e/o dei fattori interpersonali che riducono l’ eccitazione e il rafforzamento di quelle condizioni che possono favorire l’ eccitazione, come il ricorso ad aiuti erotici, fantasiosi e/o sessuali. La terapia è qualche volta indicata per risolvere certe inibizioni intrapsichiche come le paure di abbandono, di perdere il controllo, o la sensazione di non meritarsi il piacere sessuale. Il trattamento per una persistente eccitazione sessuale continua ad essere elusivo. Un esame pelvico accurato e attento è essenziale, così come la valutazione delle componenti ormonali, neurologiche, anatomiche e/o farmacologiche.

I disturbi dell’ eccitazione sessuale femminile rappresentano un vario spettro di difficoltà che vanno dalla totale assenza di piacevole eccitazione soggettiva all’ assenza di eccitazione psicologica, nonostante vi sia una normale vasocongestione genitale, a sensazioni di persistente eccitazione genitale in assenza di desiderio sessuale. Molto rimane da capire circa gli essenziali contributi eziologici che si sovrappongono in questi disturbi, ma con la nuova concettualizzazione del ciclo di risposta sessuale femminile, l’ importanza dell’ eccitazione sessuale femminile è innegabile. Alla ricerca viene affidato il compito di comprendere meglio il ruolo potenziale dei farmaci, ormoni gonadici e fattori contestuali nel facilitare e inibire l’ eccitazione sessuale femminile.